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Sappiamo come la resistenza antimicrobica (AMR) rappresenti un rilevante problema di salute pubblica. Dati risalenti al 2019 indicano come nel mondo questo fenomeno sia stato causa di 1,27 milioni di decessi, ed abbia contribuito alla morte di 4,95 milioni di pazienti. L’AMR determina un incremento della spesa sanitaria, attraverso il ricorso ad antibiotici dai costi elevati, l’allungamento dei tempi di degenza e le procedure di isolamento dei pazienti. Per combattere questo fenomeno, diverse organizzazioni hanno definito programmi di controllo nell’uso di antimicrobici (antimicrobic stewardship) e di prevenzione delle infezioni in ambienti ospedalieri. Bisogna sottolineare, tuttavia, che il 90% delle prescrizioni di antibiotici ha luogo in medicina territoriale, e che, in quest’ultima, il 25% delle prescrizioni risulta inappropriata.

L’obiettivo principale di questo studio è la valutazione dell’influenza dei fattori non-clinici nel comportamento prescrittivo in pediatria territoriale.

Si tratta di uno studio trasversale basato su un questionario elaborato dall’Università di Milano e dalla SICuPP Lombardia somministrato a pediatri di famiglia lombardi  nel periodo 1 aprile-30 settembre 2023. Le domande del questionario prevedevano che i partecipanti fornissero alcune informazioni relative al loro percorso formativo e di lavoro, al comportamento prescrittivo in alcuni scenari clinici, e ai fattori non-clinici che potevano potenzialmente influenzarne il comportamento prescrittivo.

Il questionario è stato compilato da 253 pediatri dei circa 1000 a cui era stato proposto. La maggior parte dei pediatri partecipanti è risultato di sesso femminile (82%), con oltre la metà (56%) con una laurea conseguita fra il 1980 ed il 1990 e con una esperienza di almeno 10 anni di lavoro come pediatra di libera scelta (91.7%).

L’incertezza diagnostica è stata indicata come il principale fattore non-clinico condizionante la prescrizione (32,8%), seguita dal timore di ripercussioni in ambito medico-legale (25,3%) e dalla pressione dei genitori (11,1%). L’analisi di regressione logistica ha indicato come l’incertezza diagnostica non risultasse associata al numero di anni di lavoro trascorsi in pediatria territoriale o alla partecipazione a meeting/corsi sull’antibiotico-resistenza. 

 

Per quanto riguarda la simulazione di alcuni scenari clinici, il 98.8% dei pediatri ha indicato l’uso di antibiotici nella terapia faringotonsillite streptococcica, il 60% nella terapia dell’otite media, il 42,3% nella terapia della bronchite e il 12.2% nella terapia della laringite.

Studi precedenti avevano sottolineato il ruolo della medicina difensiva e della pressione dei pazienti/famiglie quali elementi determinanti una prescrizione inappropriata in medicina territoriale. Questo lavoro sottolinea il ruolo rilevante che l’incertezza diagnostica riveste nelle decisioni prescrittive antibiotiche della pratica ambulatoriale pediatrica. In questo senso, gli autori stessi sottolineano l’importanza dell’implementazione dei messi di diagnostica nello studio del pediatra. Non possiamo che sottolineare come il diffondersi del self-help nei nostri ambulatori sia uno degli strumenti più efficaci per un miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva, perché possiamo giocare un ruolo attivo come pediatri di famiglia nella lotta all’AMR.

Romeo Carrozzo

 

Factors behind Antibiotic Therapy: A Survey of Primary Care Pediatricians in Lombardy

Pier Mario Perrone, et al.

https://www.mdpi.com/1660-4601/21/8/1091