a cura di Giuseppe Ragnatela
Una società calcistica giovanile del Torinese ha affisso un cartello a pochi metri dal campo: «Cari genitori, ricordate che l’allenatore ha il compito di allenare, l’arbitro di arbitrare, il bambino di giocare. Il vostro campito è quello di incitare la squadra, quindi non pensate ai consigli tecnici. Divertitevi anche voi». Il tecnico dei Giovanissimi 2002 dell’Atletico Torino, Andrea Cornelli, si è dimesso per le continue discussioni con i genitori dei ragazzi del suo gruppo:”Non mi sentivo più libero di fare le mie scelte, è venuta meno la serenità. Ci sono state accese discussioni perché alcuni genitori pretendevano in maniera brusca che il loro figlio giocasse sempre e si intromettevano anche sul ruolo: un padre deve spronare il ragazzo a dare il meglio, non lamentarsi delegittimando l’allenatore…... Non ho alcun problema con la società ma con gli eccessi ormai fuori controllo di alcuni papà”. Cosa possiamo dire a questi genitori “invadenti”?
I genitori, con la nascita dei figli, si interrogano sul miglior modo di crescerli. Questa preoccupazione riguarda anche filosofi,psicologi,educatori,medici e politici.
"Meglio un genitore falegname che forgia i figli secondo parametri rigidi o uno giardiniere che ne coltiva l'unicità?” si chiede la psicologa Alison Gupnick nel suo ultimo libro “The Gardener and the Carpenter “.
I bambini non sono tavoli da costruire sperando che i chiodi piantati oggi li rendano solidi domani. Sono piuttosto orchidee, lilium, margherite: fiori diversi da far sbocciare nel miglior ambiente possibile fino a creare un ecosistema". Con questa metafora Alison Gopnik contrasta la teoria del "parenting" secondo la quale è necessario crescere i figli con una bilanciata dose di "sostegno e controllo".
La ricercatrice si oppone ai” genitori falegnami “ preoccupati di indirizzare e costruire lo sviluppo dei figli secondo schemi prefissati e ai “genitori spazzaneve” che anticipano il percorso dei figli,spianando la strada che devono percorrere perché non debbano impantanarsi.
"Non esistono modelli educativi buoni o cattivi: essere genitori è più naturale del lavoro in cui lo abbiamo trasformato.Non si sta al fianco di chi si ama pensando ai risultati da ottenere nel tempo.Nessuno pensa che applicando certe regole in famiglia,si trasformeranno i genitori in persone migliori: eppure si pensa di poterlo fare con i bambini, mentre l'unico modo per aiutarli ad affrontare la vita è farli crescere sereni,coltivandone le attitudini con spontaneità".
“È sbagliata l'idea che essere genitori è un mestiere: se una formula esiste è che non ci sono formule.E l'unico vero errore è continuare a cercarle".“Un buon genitore è qualcuno che non pretende di determinare chi sarà suo figlio.Un buon genitore deve prendersi dei rischi e abituarsi all'idea che i figli affronteranno fallimenti. Vivrà con meno ansia la relazione reciproca e tirerà su persone autonome,capaci di affrontare le insidie della vita.Naturalmente bisogna offrirgli un ambiente confortevole e stabile. Accompagnarli: ma saperli lasciar andare".
Le affermazioni della Gopnik sono supportate da studi e ricerche .
Ad un gruppo di bambini,per esempio,viene dato un tubo che cela sorprese. Ad alcuni viene mostrato come fargli emettere suoni,ad altri nulla. Questi ne svelano le magie, quelli imitano il gesto dell'adulto ma non scoprono nulla. La ricerca evidenzia come i bambini sono più creativi se lasciati liberi di esplorare: prendersene cura con amore e abnegazione è essenziale, ma all'interno di questa cornice bisogna lasciarli liberi di esplorare e scoprire le attitudini.
“Il ruolo di genitore è spesso affrontato come un mestiere, cercando regole per farlo al meglio su manuali che parlano di obiettivi da raggiungere. In una società che spesso misura tutto attraverso i concetti di consumo e produzione anche i figli diventano azioni di valore o in perdita dimenticando che i veri valori sono altri".
I genitori devono imparare dai giardinieri: creare uno spazio protetto di amore, di sicurezza e di stabilità, ossia un contesto in cui i bambini hanno la possibilità di esplorare e di muoversi liberamente, incorrendo anche in possibili errori che li aiutano ad aggiustare le proprie strategie di apprendimento.
"Meglio dare stimoli e lasciar scegliere il bambino. Trasmettere valori e passioni è importante. Bisogna però sapere che il bambino potrà non seguire le nostre indicazioni".
“I bambini imparano a risolvere le situazioni difficili da soli, attraverso l'osservazione e il gioco. Imparano così quella flessibilità senza schemi che li aiuterà ad affrontare ogni insidia. E questo vale sulla lunga distanza".
La teoria del “parenting” ha trasformato la relazione genitori-figli in una fatica, ha soffocato mamme, papà e figli con regole e conseguenti sensi di colpa. I genitori devono liberarsi dalla pressione di dover fare le cose giuste. I figli di chi ne ha più pianificato il futuro sono paurosi, più timidi e più vulnerabili.
Giuseppe Ragnatela
http://www.repubblica.it/cultura/2016/10/23/news/parenting-150400175/?ref=search