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Giuseppe Ragnatelaa cura di Giuseppe Ragnatela
“Non parlo da tre anni, da quando ho lasciato il campo d'addestramento.Tre anni di una guerra senza senso... continueremo a combattere finché non ci ordineranno di smettere. Nessuno di noi ha memoria dell'odio che ci ha portato qui. Combattiamo semplicemente per sopravvivere alla guerra.E' un posto strano, questo, per capire qualcosa a 15 anni... Mi sono arruolato quando ne avevo 12.Volevamo tutti arruolarci... C'era un nemico preciso, per mano del quale avevamo perso i nostri cari. Volevamo tutti vendetta.... Ho ucciso molte persone in questi tre anni. Metà di questi erano innocenti, l'altra metà disarmata".

 

E' un brano tratto da "Canzone per la notte", un romanzo di Chris Abami, nigeriano. Le sue pagine raccontano di ragazzini e ragazzine cui il destino ha riservato esperienze dure, impietose, capaci di deformare la mente, la vita. Leggi tutto

Il film "Beasts of no Nation”, ambientato in un paese non specificato dell'Africa Occidentale, racconta la storia di Agu, un bambino soldato. E’ tratto dal romanzo omonimo del giovane scrittore emergente Uzodinma Iweala. Per sfuggire alla guerra che incombe sul villaggio, Agu scappa con la famiglia verso la capitale; durante il viaggio tutti i membri sono catturati e giustiziati, tranne Agu che riesce a scappare e a rifugiarsi nella foresta, dove viene scoperto dai ribelli del NDF(Native Defense Forces) che lo costringono ad arruolarsi. La storia di Agu è  tipica di un bambino soldato: la paura per il suo comandante, le atrocità della guerra, la morte e la fame, l'infanzia bruciata e la trasformazione in una "bestia senza anima nè patria".

Il 12 febbraio 2002 è entrato in vigore infatti il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per contrastare il ricorso ai minori nei conflitti armati. Il testo afferma che nessun bambino o adolescente minore di anni 18 può essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.Nel 2015 il fenomeno dei bambini soldato e le violenze contro i minori hanno raggiunto livelli drammatici. Nel suo ultimo rapporto del luglio scorso, il Rappresentante Speciale Onu per i minori in guerra parla di violenze inenarrabili, e spiega che  la situazione peggiora di anno in anno.

Aumentano reclutamenti forzati e attacchi a scuole e ospedali; su 24 milioni di sfollati almeno uno su tre è minorenne e oltre un miliardo di bambini vive in 42 paesi colpiti dagli anni Duemila da conflitti non ancora risolti. Il numero dei” child soldiers “cresce anno dopo anno: secondo l'Onu, sono almeno 250mila i minori impiegati da forze armate regolari o irregolari come soldati, cuochi, facchini e schiavi sessuali. La situazione è grave in Yemen, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana, dove i bambini soldato accertati dall'Unicef sono circa 15mila in ciascun paese. Ma i reclutamenti aumentano anche in Nigeria,Siria, Somalia, Repubblica Democratica del Congo; spesso avvengono anche dentro le città, dove scuole, ospedali e campi da gioco sono presi d'assalto dai gruppi armati. Si sta facendo terra bruciata intorno ai minori, nonostante gli strumenti a disposizione del Diritto internazionale. La risoluzione Onu di maggio 2015 obbliga tutti gli Stati a contrastare l'uso dei minori in battaglia; eppure ancora oggi otto governi ufficiali impiegano bambini e bambine nei loro eserciti: Afghanistan, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sudan, Sud Sudan, Somalia, Yemen. Negli ultimi mesi l'Onu ha raggiunto qualche progresso grazie alla campagna "Children, no soldiers": in Myanmar l'esercito ha rilasciato 646 minori, nella Repubblica Democratica del Congo RDC e in Afghanistan i governi hanno rafforzato la tutela dei bambini, in Ciad si è quasi concluso il processo di disarmo e nel 2016 il paese uscirà dalla lista nera. Il problema è più complesso: oltre alle forze regolari, 51 gruppi armati ribelli impiegano bambini soldati in almeno 23 paesi, tra cui la Colombia in Sudamerica, la Thailandia, le Filippine, l'India e il Pakistan in Asia e poi tutta l'area che va da Iraq, Siria e Libia fino al Mali, Nigeria e Repubblica Centrafricana.

Negli ultimi anni la mediazione di Unicef e l'impegno di Ong e Croce Rossa hanno permesso il rilascio e il reinserimento di oltre 100 mila bambini soldato ma finché i governi locali non potranno tutelare il minore, i reclutamenti continueranno. Uno dei problemi principali per il reinserimento dei bambini soldati è comprendere  che il minore è una vittima, non un soldato o un aggressore. Intanto l'uso dei bambini soldato sta cambiando, soprattutto nei conflitti lasciati in eredità dalle primavere arabe e dagli interventi militari in Afghanistan e Iraq. Il fondamentalismo islamico ha portato alla ribalta strumenti come la fede e il web, usati per arruolare e fare proseliti o anche per mandare i bambini a compiere attentati suicidi. La violenza è usata per umiliare e annientare tanto fisicamente quanto psicologicamente il nemico infedele e per impressionare l'opinione pubblica. Gli operatori Unicef in Siria riportano che i miliziani dell'Is entrano nelle scuole per prendere i bambini non musulmani e li portano via con il prezzo sul petto per venderli come schiavi sessuali e militari .

Giuseppe Ragnatela
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/02/12/news/l_infanzia_violata_dei_bambini_soldato-125415505/