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Un genitore e un figlio: nuclei sempre più piccoli.

Giuseppe Ragnateladi Giuseppe Ragnatela
Un genitore e un figlio: nuclei familiari “atomizzati”,sempre più piccoli. Le famiglie in cui è presente un solo genitore sono oggi il 15, 3 per cento di tutte le famiglie, con una tendenza all'aumento .In particolare sono aumentate quelle in cui il genitore mancante non è morto; l'unico genitore presente è spesso una donna rimasta sola dopo un divorzio  oppure  dopo l’interruzione di una convivenza senza matrimonio oppure  una donna che ha scelto liberamente di essere mamma-single. Nel 90 per cento dei casi, l'unico genitore presente nella famiglia anagrafica è la madre.

E’ importante  distinguere  tra famiglie effettivamente monogenitore perché l'altro non c'è ( genitore assente per scelta, indifferenza, incapacità di gestire una genitorialità oppure per morte prematura) e famiglie che sono tali anagraficamente, ma l'altro genitore è presente attivamente nella vita dei figli, corresponsabile del loro benessere in vari modi e intensità.

Dal 2006 in Italia il modello normativo prevalente di affido dei figli minori mantiene  la cogenitorialitá  tramite l’istituto dell’affido condiviso,che prevede sia la univocitá della residenza  sia la condivisione tendenzialmente paritetica di responsabilità, presenza, tempo. Oggi oltre l'80 per cento degli affidi è formalmente condiviso.

Questo modello di cogenitorialitá richiede  maturità, fiducia, rispetto reciproco, flessibilità organizzativa ed anche un minimo di disponibilità economiche. Nel 15-20% dei casi uno dei due genitori,quasi sempre il padre, si estranea  progressivamente sia dal punto di vista della responsabilità economica sia da quello relazionale e affettivo, lasciando  solo l’altro genitore. Inoltre la norma può essere utilizzata dai genitori separati come strumento non per cooperare, ma per continuare il conflitto tra loro. Le difficoltà che tutte le donne con figli incontrano  a conciliare famiglia e lavoro sono ovviamente aggravate in caso di famiglia con genitore unico:sia perché il loro reddito è spesso l'unico sia perché non possono condividere neppure in piccola parte i compiti di cura con l'altro genitore. La fatica più grande è non poter condividere le responsabilità,sapere che se ti succede qualcosa non c’è un paracadute :Il genitore unico vive in condizione di persistente fragilità.

In Italia c'è poca attenzione  verso la conciliazione tra responsabilità familiari e lavorative; anzi, le poche misure esistenti sia sul piano dei servizi pubblici (servizi per l'infanzia, tempo pieno scolastico), sia sul piano del welfare aziendale, sono le prime ad essere state tagliate in tempi di crisi. Rimane il welfare familiare sostenuto dai nonni, che offrono a queste famiglie cura, ospitalità, sostegno economico in misura ancora maggiore di quanto non facciano nei confronti delle famiglie bigenitore. Per altro, i nonni sono anche la risorsa di ultima istanza per quei padri separati che non possono permettersi un'abitazione in cui poter accogliere i figli quando è il loro turno, fare loro spazio, perché si sentano a casa. Ma non tutti possono, o desiderano, contare esclusivamente su un welfare famigliare che li riconduce ad uno status di figlie/i dipendenti . Sul piano psicologico è presente il rischio è che non si spezzi mai la simbiosi madre-figlio. Accade spesso che i bambini continuino  a dormire nel lettone,occupando simbolicamente  quel posto che dovrebbe essere del partner della mamma. Un altro grave pericolo di questi nuclei troppo piccoli,dove spesso le madri lavorano,è che i figli vivano un doppio isolamento : quello parentale e quello che ricreano davanti ad Internet .E’ importante per rompere l’isolamento fare rete con amici,zii,nonni;è necessario creare altre figure di riferimento che possano supportare il genitore unico.

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