Attività di Volontariato e Coop. Internazionale

E' appena stato pubblicato un gigantesco studio prospettico australiano (per estensione e per durata) sulla violenza in famiglia e le sue ricadute sui bambini nel tempo.

Tutte le madri seguite in gravidanza  da 4 ospedali australiani sono state invitate a collaborare anonimamente alla ricerca, e 1538 di loro hanno accettato rispondendo a questionari fino a 4 anni dopo la nascita: i questionari, tutti validati, indagavano sulla loro storia passata, la loro attuale salute fisica, quella mentale (ansia, depressione), sullo sviluppo cognitivo ed emotivo dei loro figli. Le risposte sono state analizzate con metodi di regressione logistica per identificare i singoli fattori coinvolti nella complessità delle storie. Il campione selezionato era simile a quello della popolazione in generale.

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Così come ha affermato il Prof. Fabio Mosca, Presidente SIN, in occasione della giornata Mondiale della Prematurità, lo scorso novembre 2018: “I neonati pretermine, cioè quelli che vengono al mondo prima della 37a settimana di età gestazionale, sono una grande sfida per la neonatologia e per la società.”

In Italia, un bambino su dieci nasce prematuro ed è sempre più importante ed indispensabile seguirli nell’arco del tempo futuro.

A questo proposito si inserisce lo studio pubblicato su The Journal of Pediatrics dal titolo, Metabolic Syndrome in Very Low Birth Weight Young Adults and Controls: The New Zealand 1986 VLBW Study condotto da B.A. Darlow, J. Martin e L. J. Horwood, nell’ambito di un filone di studi che hanno indagato e identificato come la nascita pretermine e/o l’essere piccoli per età gestazionale (SGA - Small for Gestational Age) possa in qualche modo rientrare nei fattori di rischio per la sindrome metabolica, tra cui ipertensione, insulino-resistenza e aterosclerosi emergenti in alcuni casi attorno ai 20-30 anni.

Gli autori di questo studio hanno valutato il benessere fisico e le componenti della sindrome metabolica in una coorte di giovani tra i 27 e 29 anni nati VLBW (coorte nati nel 1986) e confrontati con coetanei come gruppo di controllo. Rispetto ai controlli, sia i maschi che le femmine VLBW erano significativamente più bassi di statura, mentre solo le femmine erano di un peso inferiore. I maschi ma non le femmine, avevano una pressione sistolica significativamente più alta ma non vi erano significative differenze in altre componenti della sindrome metabolica. Il sesso maschile, l’età gestazionale < di 28 settimane, l’etnia Maori, l’indice di massa corporea > del 90° all’età di 7-8 anni predisponevano significativamente per la sindrome metabolica all’età di 27-29 anni. Si può affermare che questo studio ha confermato i risultati di altri studi precedenti come quello di Barker et Al. sulle origini dello sviluppo della “malattia degli adulti”, identificando il basso peso alla nascita, parto prematuro, ritardo di crescita intrauterino come indicatori associati a pressione sanguigna elevata (BP) e ad altre caratteristiche della sindrome metabolica. Certamente questo studio presenta dei bias quali la percentuale del 50% degli arruolati esposti a corticosteroidi prenatali, l’essere reclutati per peso alla nascita, mancata valutazione dei dati di crescita dalla dimissione all’età di 7-8 anni nella coorte di VLBW, oltre a ulteriori differenze significative tra i due gruppi al di là dei 27-29 anni che restano sconosciute.

Molta strada ancora attende la ricerca su questo ambito di malattie croniche non trasmissibili collegate non necessariamente solo a una prematurità ma anche all’alimentazione delle prime epoche della vita che in questo caso non è stata approfondita.

Dott.ssa Teresa Cazzato

Riportiamo la sintesi dei dati raccolti con un questionario, nato dalla collaborazione tra SICuPP, Terre des hommes, SVS,  distribuito a pediatri a livello nazionale. Il questionario  ha coinvolto 398 pediatri di diverse regioni d'Italia da nord a sud, l'87,9% erano pediatri di famiglia prevalentemente donne. Leggi tutto

 

di Cathia Creuso

Tra tutte le malattie infettive trasmissibili il morbillo è una di quelle più contagiose, il che rende il controllo dei focolai molto complesso.

Pertanto, a causa dell'elevata trasmissibilità del virus, la possibilità di contagio nelle sale di attesa delle strutture sanitarie è alta e le persone possono infettarsi dopo un tempo di esposizione relativamente breve.

Il virus del morbillo può sopravvivere fino a 2 ore nell'aria o su oggetti o superfici, e una persona suscettibile può essere infettata anche dopo che la persona malata ha già lasciato l'ambiente.Pertanto, a causa dell'elevata trasmissibilità del virus, la possibilità di contagio nelle sale di attesa delle strutture sanitarie è alta e le persone possono infettarsi dopo un tempo di esposizione relativamente breve.

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Stefano del TorsoDi Stefano del Torso

Ci sono pochissimi dati europei di come vengano seguiti , curati e assistiti lattanti, bambini e adolescenti di
famiglie migranti negli ambulatori da pediatri e medici delle cure primarie in Europa.
A tale scopo e’ stato preparato un questionario in collaborazione tra il Direttivo di EAPRASnet, alcuni membri delle organizzazioni (European Academy of Paediatrics EAP, International Society Social Pediatrics ISSOP andEuropean Confederation of Primary Care Paediatricians ECPCP),