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Giuseppe Ragnatela

di Giuseppe Ragnatela

Abbiamo mai immaginato che una intera città come San Francisco possa fermarsi per coronare il sogno di un bambino malato: vivere un giorno da “Batkid” e insieme a un Batman in carne ed ossa salvare la città? Una messa in scena in stile hollywoodiano con un numero immenso di volontari, una iniziativa curata nei minimi particolari che ha emozionato l’America e che numerosi quotidiani italiani hanno raccontato .

 

Il quotidiano “La Stampa” esalta il progetto di artisti professionisti che organizzano laboratori d’arte,musica,lettura e teatro per i bambini ricoverati presso l’Ospedale Regina Margherita. Le due storie evidenziano l’impegno con cui volontari e professionisti cercano di trasmettere leggerezza ai bambini ammalati e ai loro genitori,regalare loro un momento di spensieratezza. La malattia porta il bambino e la sua famiglia in un mondo parallelo, ovattato, silenzioso, dove il tempo trascorre lento e pesante e qualsiasi iniziativa che distragga la loro attenzione ,che coinvolga la loro immaginazione è un importante aiuto a ritrovare il sorriso.

Un giorno da Batman,realizzato il sogno di Miles.

da “IL SECOLO XIX “ del 16 Novembre 2013

San Francisco s’è fermata per coronare il sogno di un bambino di 5 anni, malato di leucemia: vestire per un giorno i panni di “Batkid” e insieme a un Batman in carne ed ossa salvare la città.

Oltre 7000 volontari, tra cui tantissimi funzionari di polizia e vigili urbani, si sono mobilitati grazie alla fondazione “Make a Wish” per far vivere una grande avventura, con tanto di Lamborghini vera e scene da film, a Miles Scott, un bimbo a cui hanno diagnosticato la leucemia tre anni fa ma che ora, grazie alla chemioterapia, sta meglio. Una storia che ha emozionato l’America. E che ha colpito anche la Casa Bianca, tanto che per la prima volta lo stesso Barack Obama ha usato il programma video Vine per mandare i suoi auguri su twitter a “Batkid”: «Così si fa Miles, ora Gotham City è salva», ha esclamato il presidente. Il piccolo Miles, con la sua tuta e maschera nera, accompagnato da Batman, è stato convocato di prima mattina dal vero capo della Polizia della città, Greg Suhr, che gli ha chiesto di dargli una mano a combattere il crimine. Così, uno dopo l’altro, Batkid ha salvato una ragazza in pericolo sulle rotaie del tram, disinnescando una bomba. Quindi ha catturato The Riddler, famoso “cattivo” della saga di Batman, dopo che aveva rapinato una banca.

Infine, l’impresa più grande: salvare la mascotte dei San Francisco Giants, la sua squadra di baseball del cuore, dalle grinfie del Pinguino. Tutte azioni spettacolari, in una ampia zona della città chiusa al traffico, seguite da migliaia di persone che facevano il tifo urlando “Bat kid, Bat kid” e postando su Twitter le sue imprese. Una messinscena in stile hollywoodiano, curata nei minimi dettagli, frutto del lavoro di mesi. Infine, al termine di un’esperienza indimenticabile, il sindaco della città californiana, Ed Lee, ha consegnato al bambino le chiavi della città, per poi proclamare il 15 novembre il “Batkid day forever”. Alla famiglia del bimbo è andato anche un assegno di 10mila dollari donato da un’azienda di abbigliamento. Una storia che ha colpito a tal punto da spingere il giornale locale, il celebre San Francisco Chronicle, a distribuire oggi circa 1000 copie con una prima pagina speciale dedicata all’avvenimento, in cui si vede la testata trasformata in “Gotham City Chronicle” con su scritto, a caratteri cubitali, «Batkid salva la città!», con tanto di foto del protagonista e molti pezzi dedicati alle sue gesta .

Dove le favole aiutano i bimbi malati a ritrovare il sorriso Al Regina Margherita nella “pancia della balena”.

da “La Stampa” del 17.11.2013 - Cristina Insalaco

Judith ride ma non si vede. Ha una mascherina bianca che le protegge tutto il viso, e così a parlare ci pensano i suoi occhietti castani. Lei è una bambina ricoverata nel reparto di oncologia dell’ospedale Regina Margherita, che come tanti altri bimbi è stata spettatrice del progetto «Nella pancia della balena». Per tutto il mese di novembre e fino a gennaio 2014, l’associazione TO.b insieme alla Regione Piemonte e alla Fondazione CRT organizza dei laboratori d’arte, musica, lettura e teatro per i bambini ricoverati al Regina Margherita. E l’assessore alla cultura del Piemonte Michele Coppola pensa già di prolungare l’iniziativa per tutto l’anno prossimo.

In sei appuntamenti settimanali degli artisti professionisti torinesi portano burattini, favole e fisarmoniche nelle corsie del Regina Margherita. Si travestono, giocano, raccontano. L’obiettivo è far respirare ai bambini e ai genitori un po’ di leggerezza. Regalare spensieratezza. «Vogliamo creare distrazione -, dice Carola Inardi, presidente dell’associazione TO.b -, far sì che i bambini deviino l’attenzione su qualcosa che non è la loro malattia, che lascino spazio all’immaginazione». E un buon modo per farlo è rapirli nelle avventure di «Pinocchio» e della «Bella addormentata nel bosco», farli appassionare di musica e di pittura. A partecipare al progetto ci sono bambini in dialisi, malati di leucemia, ricoverati nei reparti di cardiochirurgia o pediatria d’urgenza. E ci sono bambini che si animano così tanto che vorrebbero partecipare alla recita e saltare giù dal letto, se non avessero la flebo. Mentre altri se ne stanno accovacciati sopra le coperte, guardano lo spettacolo, non dicono nulla. «Pinocchio lo conosco, ho a casa il cd: è bellissimo», dice Nicolò, mentre continua le battute che conosce a memoria del burattino di Collodi che l’attrice Stefania Ventura fa muovere davanti a lui. Samuele invece il libro non lo conosce, così ascolta la storia e qualche volta sorride.

Qualcuno è più diffidente, come Giulia, che mentre gli attori raccontano dell’amore di Aurora e del principe Filippo, lei disegna. Poi con la coda dell’occhio sbircia un po’, guarda un’altra volta, scoppia a ridere e allora capisce che forse non è una cattiva idea guardare lo spettacolo con tutti e due gli occhi. Al piano di sopra Kris, 5 anni, non ha voluto ascoltare nulla. Quando l’attrice è entrata, lui si è coperto la faccia con la mano, è rimasto coricato con un biscotto in bocca e ha ripetuto un paio di no. «Sì è appena svegliato dall’anestesia - sorride il padre -, è molto stanco».

I genitori di questi bambini non mollano mai, vivono notte e giorno con i figli, fanno i turni coi nonni, qualcuno perde anche il lavoro. È un mondo parallelo quello in cui vivono queste famiglie, un mondo ovattato, silenzioso, dove il tempo trascorre lento e pesante. Come nella pancia di una balena. «L’ospedale aveva bisogno di iniziative come questa - dice Antonio Urbino, primario del reparto di Pediatria d’Urgenza del Regina Margherita -, è senza dubbio un aiuto alla loro guarigione, una cura alla tristezza». Arianna, per esempio, quando è iniziata la recita con Pinocchio, stava attenta a non lasciar cadere il suo fazzoletto bianco dalla testa. A metà spettacolo se l’è tolto, e di farsi vedere senza capelli non si vergognava più.