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Teresa Cazzato

di Teresa Cazzato

E’ noto tra i pediatri che il percorso di avvicinamento alla lettura deve cominciare già dai primi mesi di vita, se non addirittura prima della nascita. La lettura a voce alta assume un valore particolare perché è stato dimostrato avere effetti positivi sullo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino.


Il bambino nei primi mesi di vita non comprende il significato di ciò che gli viene letto, ma è sicuramente in grado di percepire il suono, il ritmo, il timbro della voce di chi legge ed in particolar modo trae beneficio da questo rito perché lo calma, lo rasserena, lo consola e gli da un senso di sicurezza e di protezione.

Se la lettura ad alta voce viene introdotta come pratica quotidiana, essa si trasforma per lui in un’abitudine alla quale non saprà rinunciare. A questo punto sarà proprio il bambino a richiedere la ripetizione della lettura per protrarre quel momento piacevole in cui sente tutta per sé l’attenzione della mamma o di chi si occupa e si prende cura del piccolo. Se questa pratica viene portata avanti in modo costante nel tempo segnerà in modo positivo la carriera scolastica del bambino ed aumenterà le competenze neurolinguistiche comprese: l’autostima, la sicurezza, la concentrazione, la memoria, le capacità linguistiche.
A noi pediatri, nei nostri ambulatori, è affidato l’importante compito di diffondere e di far comprendere ai genitori l’importanza di leggere ad alta voce le storie ai bambini.
E questo richiama il vero ruolo del pediatra e la presa in carico del bambino nel significato originale di “care”.
La fiera del libro per i ragazzi di Bologna e l’iniziativa “Amo chi legge” a cura dell’AIE (Associazione Italiana Editori) offrono l’occasione per ribadire l’importanza della lettura ad alta voce nei primi mesi di vita e della lettura nelle età successive.
Buona “lettura” a tutti!