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Giuseppe RagnatelaIl premio Nobel per la pace in nome dei bambini.
Di Giuseppe Ragnatela
Il premio Nobel per la pace 2014 è stato attribuito all'attivista indiano Kailash Satyarthi e alla adolescente pachistana Malala Yousafzay  “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione”.  La scelta  segnala  la necessità di proteggere l'infanzia e i giovani dallo sfruttamento e dall'ignoranza. E’ un segnale per chi non ha voce, per i ragazzi in tutto il mondo che lottano per il diritto allo studio e per avere un futuro.

 

"I bambini - si legge nel comunicato che accompagna il Premio - devono poter andare a scuola e non essere sfruttati per denaro. Nei Paesi più poveri del mondo, il 60 per cento della popolazione ha meno di 25 anni d'età . E’ un prerequisito per lo sviluppo pacifico del mondo che i diritti dei bambini e dei giovani vengano rispettati“.   
La giovanissima pachistana Malala , appena tredicenne, grazie a un padre maestro di scuola convinto che le bambine dovessero istruirsi, tenne un diario in cui descriveva l'ottusa brutalità di uomini che volevano proibire loro di andare a scuola e di mostrare i capelli. Il diario esasperò  i talebani della valle dello Swat  e il 9 ottobre 2012 Malala  fu gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da scuola . Il portavoce dei talebani pakistani, rivendicando la responsabilità dell'attentato, sostenne che la ragazza “era il simbolo degli infedeli e dell'oscenità”; il leader terrorista minacciò  che, qualora sopravvissuta, la ragazza sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. Malala si  trasferì dopo l’attentato  a Birmingham, dove attualmente vive.  Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, l’adolescente pachistana ha parlato alle Nazioni Unite, New York , lanciando un appello in favore dell’'istruzione dei bambini di tutto il mondo.  “Dedico il Nobel a tutti i bambini che non hanno voce” - Malala ha detto commentando la notizia- “perché non è un premio soltanto per me, ma per tutti i bambini che lottano per il diritto allo studio. Io ho fatto sentire la mia voce e scelto di rischiare la morte solo perché volevo andare a scuola, ricevere un'istruzione, avere diritto a un futuro”.

Kailash Satyarthi lotta dagli anni ’90 contro lo sfruttamento del lavoro minorile . La sua azione ha permesso di liberare almeno 80 mila minori dalla schiavitù, favorendone la reintegrazione sociale. Mostrando grande coraggio personale  e continuando la tradizione di Gandhi, Kailash Satyarthi  ha capeggiato diverse forme di protesta e dimostrazioni, tutte pacifiche, concentrandosi sul grave sfruttamento dei bambini per motivi economici. Ha anche contribuito allo sviluppo di importanti convenzioni per i diritti dei bambini. Satyarthi ha accolto con gioia il riconoscimento: "Sono estremamente lieto perché questo significa il riconoscimento della nostra lotta. Ringrazio veramente molto il Comitato del Nobel per avere riconosciuto la drammatica situazione in cui milioni di bambini si trovano nell'età moderna". Satyarthi  ha anche avviato diverse campagne di sensibilizzazione per informare i consumatori su quali siano i prodotti realizzati attraverso l'impiego di manodopera minorile, che nell'Asia costituisce fino a un quarto della forza lavoro non qualificata.
Sia Malala sia Satyarthi hanno avuto il coraggio di correre grandi rischi per portare avanti le proprie idee: sono accomunati dalla consapevolezza che  la scuola è il mezzo principale per combattere ignoranza, miseria e sopraffazione.

Il premio è stato assegnato a un indù e a una musulmana, a un indiano e a una pachistana. La scelta di quest’anno è stata paragonata a due Nobel del passato, quelli a Mandela e De Klerk per la fine dell'apartheid in Sudafrica e ad Arafat, Rabin e Peres per l'inizio del processo di pace fra israeliani e palestinesi.

È difficile prevedere l'effetto del Nobel a Malala e Satyarthy sulle tensioni fra queste due grandi nazioni: un piccolo gesto come l’assegnazione del Nobel può spingere India e Pakistan verso il dialogo. I due Paesi sono stati a lungo insieme e  sono separati dal 1947, l'anno della divisione.

La giovane Malala ha invitato il primo ministro indiano Modi e il pachistano Sharif alla cerimonia di premiazione ad Oslo .“Credo - ha sostenuto - fermamente nella pace e le buone relazioni sono importanti per il progresso di entrambi i paesi”.