L'angolo della storia

L’esame delle urine ha rappresentato per secoli l’unico esame “semeiologico e di laboratorio” che il medico aveva a disposizione per indirizzarsi verso una diagnosi. Si riteneva che l’esame uroscopico fornisse dati precisi in riferimento al tipo di patologia ed alla gravità della stessa.

Già Ippocrate aveva esposto schemi ben definiti e circostanziati per analizzare le urine ed il loro legame con determinati tipi di patologie, soprattutto in relazione a colore, densità, odore e sapore dell’urina!  Ma riferimenti all’esame delle urine si trovano nelle opere di  tutti i medici dell’antichità e del medioevo da Ippocrate a Paolo  Aegineta, da Sorano d’Efeso a Galeno, da Celso a Dioscoride, da Avicenna a Rhazes.

Alla fine del medioevo, l’avvento della stampa moltiplicò i trattati dedicati esclusivamente all’esame delle urine. Basterà consultare ad esempio il catalogo Bibliotheca Realis Medica di Francoforte sul Meno, compilato da Martin Lipenius nel 1679, per trovare oltre cinquanta testi relativi alle urine e alla loro valenza semeiologica.  Così ai primi del ‘500 (Venezia 1519) fece la sua comparsa il trattato De Urinis di Giovanni Attuario, medico bizantino del XIII – XIV secolo, e negli stessi anni veniva dato alle stampe il De urinis libri septem di Zacahrias (edizione di Parigi del 1522).  Molti altri ne seguirono come il De urinis di Galeno, il medico di Pergamo del II secolo D. C. (Venezia del 1535);  lo Iatrosophistae de Urinis Liber singulatis del Morello (edizione di Lutetia – Parigi  del 1608); il De urinis libellus di Teophilo, medico a Costantinopoli nel VII secolo (edizione di Lugduni Batavorum - Leida del 1703) e  il De urinis tractatus duo di Rega (edizione di Lovanio – Leuven del 1733).  Uno dei più antichi trattati medici a stampa illustrati è certamente il Fasciculo de medicina di  Petrus de Montagnana, edito a Venezia  nel 1493 (1494), “… el quale tracta de tute le infirmità del corpo Humano..”. Ebbene le prime pagine di quest’opera, quasi a significarne l’importanza, sono proprio dedicate a “…l’exposition del colore delle urine & iudicio de quelle” (figg. 1 – 2).

I paggi porgono le matule con le urine al medico per l’esame uroscopico

Matula con precisi riferimenti incisi sul vetro per facilitare l’esame uroscopico

Fig. 1. I paggi porgono le matule con le urine al medico per l’esame uroscopico Fig. 2 Matula con precisi riferimenti incisi sul vetro per facilitare l’esame uroscopico

La descrizione sul modo di avvalersi dell’esame delle urine è assai minuziosa. Rifacendosi alle teorie ippocratiche il medico veneto sottolinea come” nell’urina diverse cose sono da notare cioè la substantia de essa: el colore: le regioni & le cose contenute. Altra cosa è casone (cagione) della substantia: altra cosa è la casone del colore: altra cosa e la casone del sedimento….. Imperochè………. quattro qualità siano nel corpo humano: cioè calidità: frigidità: siccità & humidità: doi di queste cioè calidità e frigidità sono casone del colore: siccità & humidità sono casone della substantia”. Evidente riferimento alla natura dei quattro umori ippocratici: “sanguigno, colerico, flegmatico e melanconico”. Molta importanza assumeva soprattutto il colore, in base al quale si potevano trarre ipotesi cliniche ben precise, così “il colore di urina come sangue nel vetro significa febre procedente da tropo sangue: & allora subito si deve far la diminutio del sangue: salvo non fosse la luna in mezzo de gemini segno celeste”: salasso dunque, ma con a particolare attenzione alla posizione degli astri. Il colore rosso invece se “…  con color negro mescolato significa defecti del fegato e rescaldation de esso”.  Curiose osservazioni sono quelle sullo status femminile poiché “la urina delle vergini deve essere quasi sotto citrina: donde la urina livida e serena assai dechiara la vergine essere constante. Urina turbida nella quale apparirà seme nel fondo del vase ti manifesta esserse la donna conionta con l’homo….  e urina della donna spessa significa la donna essere già corrotta…”.   Tra le curiosità sull’esame delle urine possiamo ricordare anche quella del medico bolognese Leonardo Fioravanti (1518 – 1588), il quale nel suo testo De’ capricci medicinali metteva in guardia dall’inganno poiché alcune volte i parenti dei pazienti (parenti comunque serpenti!) facevano esaminare al medico le urine di una animale di casa (gatto, cane, ecc) o altri liquidi dello stesso colore, giusto per vedere se il malcapitato dottore fosse veramente “esperto dell’urina!”. Egli stesso una volta rimase buggerato. La soluzione ? “Me ne andai a casa e feci comprare circa dieci orinali e ogni mattina facevo orinare tutti in casa, per vedere la differenza che vi era tra orina e orina. Dopo di che feci raccogliere le orine di cani, asini, cavalli, muli e altri animali e ne facevo tutti i saggi che mai era possibile, per non essere un’altra volta gabbato” !!! Vorrei ricordare anche  il trattato De urinis di Gerolamo Mercuriale (1530 – 1606), autore tra l’altro di uno dei più famosi testi pediatrici italiani del XVI secolo, il De morbis puerorum (Venezia 1583). La curiosità riguarda l’appendice terapeutica del De urinis, nella quale il Mercuriale sosteneva che, come già avevano detto gli antichi (Strabone), le urine potevano essere consigliate per smacchiare e pulire i denti.  Ovvio il riferimento al potere sbiancante dell’urea,  isolata peraltro nelle urine solo  nel 1773 da Rouelle. Mercuriale sottolineava anche gli effetti benefici dell’urina per uso topico in caso di psoriasi, nella lebbra e nelle piaghe infette  degli arti inferiori. Anche presa per os (!) aveva effetti prodigiosi nella cachessia, nella stipsi e nella dispnea. Ma il Mercuriale andava oltre: riteneva infatti che potesse essere di molto giovamento il bere le proprie urine (anche se l’effetto benefico veniva considerato inversamente proporzionale all’età del paziente!). L’urina dei bambini infine era definita prodigiosa nei morsi di serpente, nelle congiuntiviti e nelle otiti, oltre che vermifuga. Terminiamo citando il Malrieu, che nella sua opera Le presages de la santè, des maladies, et du sort des malades, edita a Parigi nel 1770, affermava che in definitiva : “La quantità, la consistenza, il colore, l’odore degli escrementi forniscono i mezzi più sicuri per individuare la presenza di cause umorali prima che tutte le funzioni siano danneggiate, ed è grazie a questi segni che si può avvertire l’alterazione degli umori sin dal momento in cui essi cominciano a degenerare”.