Editoriali

La fase 1 è terminata e stiamo iniziando la fase 2; siamo passati dal timore alla speranza.

Dal timore di essere contagiati, di perdere la salute e forse la vita, di perdere qualche caro, ma anche dal timore di non poter fare abbastanza per i nostri piccoli pazienti e le loro famiglie nella situazione di caos che si era improvvisamente creata; senza chiare strategie di azione e soprattutto senza adeguati strumenti sia di protezione individuale che di diagnosi e terapia per gli eventuali malati era molto difficile lavorare. Abbiamo cercato di superare il timore, si siamo stati, con modalità diverse, ma siamo stati a fianco dei nostri piccoli pazienti. La Pediatria di Famiglia non si è fermata!

Poi finalmente la speranza: è arrivata la fase 2, i contagi diminuiscono, il mondo piano piano si rianima; è stato bellissimo ricominciare a sentire le voci dei bambini nei nostri studi, visitarli, cercare di relazionarsi, magari un po’ giocarci. Difficile con tutte le barriere che le protezioni ci impongono, ma non impossibile. Quindi la speranza che possiamo tornare ad una vita e a una professione normale… forse.

Ma adesso vorrei parlare della fase 3: il momento della consapevolezza; consapevolezza che niente tornerà come prima, almeno per diverso tempo. Non il mondo, schiacciato nella convivenza con il coronavirus, non la società, stravolta dalla crisi economica, non i genitori, stretti fra lavoro-figli da gestire-anziani da accudire, non i bambini, segnati dal trauma relazionale-educativo del lockdown, ma soprattutto non tornerà come prima la nostra professione. Questi due mesi di crisi hanno spazzato via anni di aggiustamenti organizzativi, modalità di lavoro e di relazione con i pazienti. Basti solo pensare alla valutazione di una patologia infettiva acuta: sarà COVID o il buon caro streptococco? O alle nostre sale d’aspetto sempre più simili agli ospedali.

Ma vorrei aggiungere un’altra parola: progettazione. E’ proprio adesso, in questo momento di relativa calma, complice la buona stagione e le scuole chiuse, che dobbiamo cominciare a riflettere su come lavoreremo il prossimo inverno e magari cogliere l’occasione per fare quei cambiamenti, quegli aggiustamenti organizzativi che non avevamo mai avuto il tempo (o il coraggio …) di fare.

Non aspettiamo che qualcuno ci dia una ricetta risolutiva, applicabile integralmente alla nostra realtà: potranno esistere delle linee di indirizzo generale, potremmo ricevere degli esempi, ci forniranno sicuramente notizie e cognizioni. Ma saremo soprattutto noi che dovremmo porci dei dubbi delle problematiche; dovremo essere bravi a fare un'analisi del nostro setting sociale e lavorativo e riflettere, per adattare quest'ultimo alle nuove questioni emerse.

Seguiteci nelle prossime settimane, proveremo a mettere in fila le problematiche da affrontare in quattro aspetti fondamentali del nostro lavoro “insieme” al coronavirus:

  • la patologia acuta
  • i bilanci di salute (al sano ma anche al cronico)
  • l’educazione sanitaria
  • le vaccinazioni

Poi ognuno, da solo o insieme ai colleghi vicini, dovrà reinventarsi la propria professione di Pediatra di Famiglia.

Arrivederci sul sito e sui social. Oppure scriveteci.

Ah dimenticavo: se volete mandarci un breve video di testimonianza, volentieri lo pubblicheremo nella rubrica Pediatria Come la Faccio Io.

Un abbraccio virtuale
Paolo Becherucci
Presidente SICuPP