… ed anche al giudice sportivo! Qualche giorno fa mi è capitato di leggere su un quotidiano un fatto che purtroppo sta diventando frequente. Durante una partita di calcio fra bambini, i genitori che assistevano alle “performance” dei loro figli si sono talmente “accalorati” nel tifare per la propria squadra da finire a scatenare una rissa fra di loro. I bambini in campo, accortisi di quanto stava accadendo, hanno smesso di giocare e sono saliti sugli spalti per calmare i propri genitori. E già questo potrebbe far notizia, se non altro perché solitamente i padri e le madri dovrebbero essere loro i primi a dare il buon esempio! Ma il clamoroso è che, anziché ricevere un elogio per il loro comportamento, i piccoli delle due squadre sono stati tutti squalificati dal giudice sportivo perché avevano abbandonato il campo di gioco! Personalmente penserei che, se fosse stato possibile, avrei dato un premio sportivo alle due squadre di bambini.
Purtroppo nell’epoca odierna i concetti di rispetto, educazione, per non dire sportività, sono piuttosto deboli; spesso ci sentiamo raccontare di comportamenti deprecabili degli adulti, anche durante eventi che coinvolgono bambini o adolescenti.
Il risultato sportivo del figlio assume un valore catartico per i padri e le madri che vogliono la sua affermazione, costi quel che costi. Questo porta ad esempio a richiedere al pediatra il consenso a rimandare i figli a fare sport magari dopo 15 giorni che gli è stato rimosso il gesso per una frattura. Oppure, come mi e successo recentissimamente, di mandarlo all’allenamento di calcio con una stecca gessata per una frattura ad una falange, perché fra un mese c’è un torneo: nemmeno fossero calciatori professionisti e parlassimo della finale di champions!
Questi e molti altri episodi aumentano la nostra responsabilità di pediatri come difensori dei bambini, in tutti gli aspetti della loro salute: fisica, psichica e mentale. Non dobbiamo cedere a richieste improprie dei genitori, solo per non entrare in contrasto; dobbiamo spiegare, convincere e, se non è sufficiente, imporci con la nostra autorevolezza.
Fare sport e promuovere lo sport è importantissimo, ma deve essere innanzitutto previlegiato l’aspetto ludico e quello della socializzazione, piuttosto quello dei risultati. Anche perché la ricerca di questi e la selezione del potenziale campione, possono portare verso l’uso di “incentivi” o “supporti” alle performance che, a mio parere, sono il pericoloso preludio al doping. Mi capita sempre più frequentemente di sentir parlare di vitamine, integratori, proteine … per aiutare i ragazzi che fanno lo sport: su questo dobbiamo vigilare e tenere gli orecchi ben spalancati per cogliere possibili derive verso l’uso di prodotti pericolosi.
Per concludere una considerazione: fra i miei pazienti mi pare che il numero degli infortuni sportivi (e non) sia in netto aumento: spesso si fratturano, ho avuto due rotture di crociati anteriori … Capita anche a voi oppure sono particolarmente sfortunato io?