Se vi ricordate, durante la epidemia da SARS-CoV-2 pubblicammo alcuni articoli sul sito per evidenziare il lento aumento di studi volti ad identificare sia il rischio di trasmissione diretta del virus attraverso il latte, sia l’eventuale effetto protettivo degli anticorpi specifici conseguenti a malattia della madre o a sua vaccinazione.
Ora si sta proponendo il problema se se il latte materno può infettare un neonato con il virus del vaiolo delle scimmie. Perché preoccuparci di un problema riguardo ad una malattia non pandemica –per ora- e che ha il suo massimo bacino di trasmissione in Africa, molto lontano da noi?
Perché sempre in questi casi si pone la domanda cui dare il più possibile rapidamente una risposta: è maggiore per un neonato il rischio di contagiarsi col virus presente e quindi gravemente ammalarsi, oppure il rischio di una malnutrizione da insufficiente apporto con latti adattati ? E’ questo il dilemma della Repubblica Democratica del Congo, dove i nuovi casi di vaiolo sono in aumento, anche tra le donne che allattano.
Le linee guida in genere affermano che il latte materno dovrebbe essere rifiutato ai neonati in mancanza di prove di trasmissione. E’ quanto successe nei primi tempi dell’epidemia da Covid-19: uno studio del 2021 ha stimato che molti neonati separati dalle madri infette da SARS-CoV-2 hanno probabilmente avuto una mortalità più elevata per il fatto che il latte materno è stato loro negato piuttosto che per aver contratto il virus da madri infette. Ma come si sta muovendo l’OMS con questo nuovo virus? Nel 2022 ha pubblicato una guida provvisoria sull'mpox, che partendo dalla constatazione della mancata conoscenza sulla presenza del virus o di anticorpi specifici nel latte materno, affermava anche che "i rischi noti associati all'interruzione delle protezioni conferite dall'allattamento al seno e l'angoscia causata dalla separazione tra madre e neonato devono avere un peso maggiore nel calcolo del rapporto rischio/beneficio rispetto al rischio potenziale e sconosciuto di infezione da MPX [mpox] nel neonato " e che l'interruzione dell'allattamento al seno da parte di una madre infetta deve essere valutata caso per caso. In particolare se una madre esposta all'mpox non mostra sintomi, lei dovrebbe continuare ad allattare il suo bambino monitorando i segni dell'infezione.
Ma nel marzo 2024, l'OMS ha dichiarato che i contatti asintomatici non dovrebbero donare il latte materno mentre sono sotto sorveglianza dei sintomi.
E cosa aveva stabilito nel frattempo la Repubblica Federale del Congo? Le donne infettate dal vaiolo devono essere separate dai loro bambini e cercare per loro un'alimentazione alternativa.
C’è molta confusione sotto il cielo……
Ecco perché è indispensabile procedere in modo molto più rapido che in esperienze precedenti a chiarire se il latte materno può infettare un neonato con l'mpox. Abbiamo strumenti molto affidabili e semplici da eseguire: analizzare mediante PCR i campioni di latte materno provenienti da madri infette da mpox, e in caso positivo, verificare se è replicabile attraverso la coltura. Anche se il rischio di infettare un neonato rimane, anche a causa di altre modalità di trasmissione, anche in presenza di latte materno privo del virus, nuove indicazioni/linee guida basate sull’evidenza potrebbero permettere di meglio soppesare i pro e i contro, riducendo il numero di bambini morti inutilmente per non aver studiato accuratamente e in tempi rapidi la possibilità che il latte materno trasmetta il vaiolo
Pier Luigi Tucci
Mpox and breastmilk: for once, can we act in time?
Prince Imani-Musimwa,et al.
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01881-6/fulltext