Il ruolo dei media digitali (i canali di comunicazione e i contenuti creati o accessibili tramite le tecnologie digitali, tra cui siti web, social media, app digitali e video online) nella promozione della salute pubblica e di altre importanti dimensioni del benessere, come l'istruzione e l'interazione sociale, è stato portato alla ribalta durante la pandemia COVID-19. Ma nello stesso tempo un approccio eccessivamente tecno-ottimistico può farci perdere di vista i rischi associati a un mondo in cui quasi tutti gli aspetti della nostra vita sono mediati e monitorati attraverso dispositivi e piattaforme digitali di proprietà di un gruppo ristretto di attori aziendali. Al riguardo dobbiamo cominciare ad abituarci a nuove sigle, come la DDoH, cioè ai Determinanti Digitali della Salute, che includono, ma non sono limitati ad aspetti quali la facilità d'uso, l'utilità, l'interattività, l'alfabetizzazione digitale, l'accessibilità, l'economicità, il pregiudizio algoritmico, la personalizzazione della tecnologia, la povertà dei dati e l'asimmetria informativa, e che offrono un'utile cornice per considerare la gamma di modi diretti e indiretti in cui le trasformazioni digitali, sia all'interno che all'esterno del settore sanitario, possono favorire o minare la salute e il benessere
I determinanti digitali della salute.
Comprendere gli effetti della DDoH sulla salute e sul benessere dei bambini è importante perché i gruppi di popolazione più giovani trascorrono una quantità sostanziale di tempo online, in particolare sui social media e giocando online, e sappiamo bene come la fascia di età che noi assistiamo presenta finestre cruciali per lo sviluppo del cervello e come ci siano prove sempre più evidenti che l'uso delle tecnologie digitali può modificare la funzione e la struttura del cervello. la letteratura esistente suggerisce che lasciare che i bambini, definiti come minori di 18 anni, vaghino nel mondo digitale senza un'adeguata sorveglianza può essere dannoso per la loro salute mentale e fisica e per lo sviluppo cognitivo, riducendo inoltre in modo sempre più ampio il tempo che i bambini connessi digitalmente dedicano alle interazioni reali con amici e familiari.
Per i responsabili politici sta diventando sempre più chiaro che i benefici e i rischi delle trasformazioni digitali non sono distribuiti in modo uniforme. Questo riconoscimento sta spingendo diverse risposte di governance in tutto il mondo, dai consigli per la salute al divieto di utilizzare gli smartphone nelle scuole, come attualmente si sta proponendo anche in Italia.
Sappiamo come la Sanità Pubblica abbia già agito sui determinanti della salute dei bambini, attraverso interventi regolatori sul consumo del tabacco, dell’alcool, delle droghe, del gioco d’azzardo, ma il coinvolgimento dei bambini negli ambienti digitali può esporli a tutti questi rischi (e ad altri ancora) attraverso strategie commerciali, come il marketing online, le sponsorizzazioni di influencer o celebrità e i contenuti generati da altri utenti di Internet.
Questo articolo illustra come la sanità pubblica possa offrire un contributo utile alla discussione sulle risposte politiche necessarie per proteggere la salute e il benessere dei bambini in un mondo digitale, attraverso una combinazione di strategie di salute pubblica, che si rafforzano a vicenda e portano a cambiamenti normativi nella società. Queste strategie rientrano in tre grandi categorie che tengono conto dell'età e dell'evoluzione delle capacità dei bambini.
Strategie di sanità pubblica per affrontare i determinanti digitali della salute e del benessere dei bambini
- Ritardare l'uso dei media e dei dispositivi digitali tra i bambini più piccoli potrebbe ridurre la probabilità che adottino comportamenti non salutari, come l'uso eccessivo della tecnologia, ed evitare gli effetti negativi dell'uso della tecnologia sul loro sviluppo cerebrale.
- Ridurre l'uso tra i bambini di tutte le età limiterà la loro esposizione all'ampio spettro di rischi online.
- Infine, riconoscendo che i bambini finiranno per essere esposti e interagire con il mondo digitale, sono necessari interventi per costruire le competenze e la resilienza dei bambini, preparando al meglio anche chi se ne occupa.
Per ciascuno di questi punti gli AA. spiegano chiaramente le motivazioni e il come cercare di raggiungere l’obiettivo.
E’ evidente che queste riflessioni portino da un lato a cercare di capire meglio perché alcuni bambini sono più a rischio di altri di subire danni digitali, attraverso un maggiore approfondimento dei DDoH e di come si intersecano con altri determinanti sociali, commerciali e politici e con il sesso, il genere e altre caratteristiche, e dall’altro alla impellente necessità che le persone, i politici e le organizzazioni internazionali (ad esempio, l'OMS) invitino le aziende tecnologiche a riprogettare il mondo digitale per sostenere la salute e il benessere dei bambini.
Queste riflessioni e proposte vanno anche lette alla luce della Convenzione Internazionale dei Diritti del bambino, perché tutti noi abbiamo la responsabilità urgente e collettiva di proteggere e promuovere i diritti dei bambini sia online che offline.
- i diritti, gli interessi e la salute dei bambini dovrebbero sempre avere la precedenza sul profitto o sull'innovazione
- le risposte in materia di salute pubblica dovrebbero essere progettate in collaborazione con i bambini e riconoscere il loro potere e diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita.
- gli approcci di governance precauzionale dovrebbero essere flessibili, in modo da poter essere adattati man mano che si rendono disponibili ulteriori prove e che le tecnologie continuano a evolversi in futuro
- la sanità pubblica dovrebbe riconoscere che le tecnologie digitali sono una parte importante della vita quotidiana di molti bambini e possono offrire benefici per la loro salute e il loro benessere.
Incoraggiare pratiche digitali sane e costruire ambienti digitali sani per i bambini avrà effetti duraturi e intergenerazionali sulla salute individuale e della comunità.
Pier Luigi Tucci
Public health interventions to address digital determinants of children's health and wellbeing
Louise Holly, et al.