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Sappiamo da molti studi che  in molte regioni l'allergia alimentare sta diventando sempre più comune.  La sua prevalenza stimata nei bambini è compresa tra lo 0,1% e il 9,3%i, con variazioni geografiche che suggeriscono un carico di malattia maggiore nei paesi ad alto reddito. Poichè  l'allergia alimentare mediata da IgE è la causa più comune di anafilassi nei bambini e negli adulti e può essere pericolosa per la vita, è importante avere dati precisi. La difficoltà è avere stime attendibili, perché  l'allergia alimentare dovrebbe essere confermata tramite test di provocazione alimentare in doppio cieco controllati con placebo, ma poiché questi sono costosi e possono causare anafilassi vengono utilizzati  le cosiddette misure surrogate (l'allergia alimentare auto-riportata, test diagnostici quali la sensibilizzazione alle IgE, o prescrizione di autoiniettori di adrenalina) che tendono a sovrastimare la prevalenza. La necessità di dati il più possibile accurati è importante anche perché  le strategie per ridurre il rischio di allergia alimentare vengono implementate a livello di sanità pubblica. 

Questo studio cerca di descrivere l'epidemiologia dell'allergia alimentare nel Regno Unito utilizzando un ampio set di dati sanitari utilizzando codici diagnostici coerenti con ipersensibilità alimentare o allergia alimentare. basato sulla popolazione, al fine di definire l’ incidenza e la prevalenza di allergia alimentare, definita secondo le definizioni di cui sopra e stratificata per fascia di età, sesso e anno solare di diagnosi.

Nella tabella sono evidenziate i numeri e le caratteristiche della coorte di individui presenti nel dataset CPRD Aurum con un codice diagnostico rilevante per l'allergia alimentare tra il 2008 e il 2019, e anche i dati demografici riassuntivi per il dataset CPRD Aurum (indipendentemente dal codice diagnostico) per il 2018.

 

 

 

Possibile allergia alimentare

      Probabile allergia alimentare

Coorte di studio complessiva (2018)

 

 

 

Indipendentemente dall'autoiniettore di adrenalina

Con prescrizione  autoiniettore di adrenalina

 

Numero di individui ammissibili

150018

121706

38 288

7627607

Con prescrizione di autoiniettore di adrenalina

39 953

38 288

38 288

47 938

Sesso

 

Femmina

82614 (55,1%)

65518 (53,8%)

19 560 (51,1%)

3794883 (49,8%)

 

Maschio

67404 (44,9%)

56 188 (46,2%)

18 728 (48,9%)

3832724 (50,2%)

Età, anni

 

0–4

44058 (29,4%)

38 786 (31,9%)

9296 (24,3%)

296406 (3,9%)

 

5–19

34453 (23,0%)

29 561 (24,3%)

15 517 (40,5%)

1338747 (17,6%)

 

20–44

47257 (31,5%)

35 084 (28,8%)

10 543 (27,5%)

2563760 (33,6%)

 

≥45

24250 (16,2%)

18 275 (15,0%)

2932 (7,7%)

3428694 (45,0%)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La prevalenza di possibile allergia alimentare durante il periodo di studio è aumentata del 122%, dallo 0,60% nel 2008 all'1,33% nel 2018. Questo aumento è stato ancora più marcato se si limita a coloro con probabile allergia alimentare, sia per coloro con prescrizione di autoiniettori di adrenalina, e in particolare per il nostro interesse assistenziale è maggiore nel gruppo di età compresa tra 0 e 4 anni (da 1,44% nel 2008 al 4,63% [nel 2018 per possibile allergia alimentare e dall'1,20% al 4,03% per probabile allergia alimentare. Nei bambini e nei giovani sotto i 20 anni, la prevalenza stimata di probabile allergia alimentare è più che raddoppiata dal 2008 al 2018, dallo 0,96% nel 2008 al 2,41% nel 2018. Un aumento simile è stato osservato negli adulti, sia per probabile allergia alimentare che per possibile allergia alimentare nel 2018.In linea con l'incidenza, la prevalenza era più alta nei maschi prima della pubertà, invertendo poi la tendenza, mentre il cambiamento nella prevalenza durante il periodo di studio non differiva tra maschi e femmine.

La figura successiva evidenzia l’andamento temporale dell'incidenza stimata delle allergie alimentari, per fascia di età

 

Sebbene vi sia stato un aumento della prevalenza dal 2008 al 2018, la nostra analisi suggerisce un possibile plateau nell'incidenza dal 2014. L'apparente plateau di incidenza osservato dal 2014 per molte fasce d'età è degno di nota e richiede conferma. Vale la pena ricordare che uno dei maggiori cambiamenti nella politica pubblica rispetto all'allergia alimentare è derivato da una serie di studi di prevenzione primaria nel Regno Unito (pubblicati nel 2015-16, che  hanno dimostrato che l'introduzione di potenziali allergeni alimentari nella dieta dei neonati prima dei 12 mesi riduce sostanzialmente il rischio di allergia alimentare, almeno per le arachidi e le uova. Al momento non è chiaro se i conseguenti cambiamenti nelle scelte alimentari abbiano contribuito a una riduzione dell'incidenza.  Sfortunatamente, la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto sia sulle visite del SSN sia sulla qualità della raccolta dati, per questo quindi non sono stati inclusi i dati del 2020. E’ evidente quindi la opportunità di poter ripetere questa analisi in futuro, per valutare se le nuove linee guida relative all'alimentazione dei neonati abbiano avuto un impatto sull'incidenza delle allergie alimentari nel Regno Unito.

I bambini, in particolare nel gruppo di età prescolare, avevano maggiori probabilità di essere visitati solo nell'ambito delle cure primarie piuttosto che in ambulatori ospedalieri. Questo è potenzialmente un divario importante nella fornitura di cure per le allergie, in particolare per un basso tasso di prescrizione di adrenalina per primo soccorso, anche in coloro con precedente anafilassi, che è più pronunciato in coloro che vivono in aree più povere.

 

Pier Luigi Tucci

 

 

 Time trends in the epidemiology of food allergy in England: an observational analysis of Clinical Practice Research Datalink data

Paul J Turner, et al.

 Lancet Public Health 2024; 9: e664–73