Articoli scientifici

Quelli di noi che hanno fatto periodi di lavoro presso guardie pediatriche notturne in strutture territoriali o presso strutture ospedaliere, o che hanno frequentato i P.S. pediatrici, hanno sentito raccontare dai genitori precipitatisi in queste sedi per avere una rapida terapia per il proprio figlio con una tosse abbaiante che non gli dava tregua e molte difficoltà a respirare, che nel corso del tragitto avevano notato un miglioramento dei sintomi, malgrado la bassa temperatura esterna. Gli americani non si accontentano delle impressioni, cercano sempre di confermarle o meno con studi e ricerche. Anche l’umidificazione dell’ambiente domestico ad esempio, frequentemente consigliato ai genitori, aveva mostrato da ricerche la sua inefficacia tanto da sconsigliarla.

Anche perché il croup, noto anche come laringotracheite virale acuta o laringotracheobronchite, è la causa più comune di ostruzione acuta delle vie aeree superiori, si verifica comunemente nei bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 3 anni e presenta vari gradi di gravità. E sebbene la maggior parte dei casi sia lieve, il croup rappresenta un pesante onere per i sistemi sanitari, rappresentando negli U.S.A. dal 3% al 5% delle visite annuali al dipartimento di emergenza pediatrico (PED) e delle riammissioni a 72 ore nei bambini di età inferiore a 2 anni

Questo studio controllato, in aperto, monocentrico e randomizzato, ha arruolato 118 bambini di età compresa tra 3 mesi e 10 anni con croup e un Westley Croup Score (WCS) ≥2 che frequentavano un dipartimento di emergenza pediatrico. I partecipanti sono stati randomizzati (1:1) a un'esposizione di 30 minuti all'aria atmosferica fredda (<10°C) esterna o all'aria ambiente interna subito dopo il triage e la somministrazione di una dose singola di desametasone orale, che sappiamo comincia ad avere il suo effetto dopo 30 minuti.

L'esito primario era la percentuale di partecipanti che mostravano un miglioramento clinico, definito come una diminuzione della WCS ≥2 punti rispetto al basale a 30 minuti (una diminuzione della WCS di 1 punto rispetto al basale è già considerata un cambiamento clinicamente rilevante). La dimostrazione che una singola dose di desametasone orale fornisce un beneficio a partire da 30 minuti dopo la somministrazione permette così di valutare l'effetto dell'aria fredda nel frattempo.

Le misure di outcome secondarie includevano le variazioni della WCS rispetto al basale a 60 minuti, le differenze di SpO2 all'aria ambiente mediante pulsossimetria e le frequenze respiratorie e cardiache rispetto al basale, a 30 e 60 minuti. Anche la percezione da parte dei genitori o dei pazienti di eventuali eventi avversi legati all'esposizione all'aria fredda esterna era un risultato secondario. È stata registrata la necessità (e le ragioni) per un paziente inizialmente dimesso di ricorrere a cure mediche o di essere successivamente ricoverato per il peggioramento o il perdurare dei sintomi entro 7 giorni.

Il 49,2% dei bambini nel gruppo all'aperto e il 23,7% nel gruppo al chiuso hanno mostrato una diminuzione dei punti WCS ≥2 rispetto al basale a 30 minuti dal triage (differenza di rischio 25,4%, P = .007). I pazienti con croup moderato hanno beneficiato maggiormente dell'intervento a 30 minuti (differenza di rischio 46,1%, P < .001).

 

Distribuzione congiunta (numero di pazienti) in base alla variazione del WCS tra il triage e (A) 30 o (B) 60 minuti per i pazienti esposti all'aria fredda esterna o alla temperatura ambiente interna. Il riquadro rosso indica i pazienti per i quali la WCS è diminuita di almeno 2 punti.

Nessuna differenza significativa è emersa per quanto riguarda gli outcome secondari.

Quindi un'esposizione di 30 minuti all'aria fredda esterna (<10°C), in aggiunta al desametasone orale, è utile per ridurre l'intensità dei sintomi clinici nei bambini con croup, soprattutto se moderato, nei primi 30 minuti prima dell'inizio dell'azione degli steroidi.

Pier Luigi Tucci

 

Outdoor Cold Air Versus Room Temperature Exposure for Croup Symptoms: A Randomized Controlled Trial

Johan N. Siebert, et al.

https://doi.org/10.1542/peds.2023-061365