L'attuale intersecarsi delle crisi del cambiamento climatico, del fallimento dei raccolti, del caldo estremo, della siccità e dell'aumento dei costi alimentari a livello globale colpisce in modo sproporzionato i bambini che vivono in condizioni di estrema povertà. Un numero crescente di prove dimostra i danni del cambiamento climatico sulla salute del feto e del bambino: la maggior parte degli studi ha mostrato un'associazione negativa tra l'esposizione al calore materno o infantile e le misure antropometriche neonatali o infantili, con una particolare attenzione all’ analisi del legame tra l'esposizione al calore e il basso peso alla nascita. L'effetto dell'esposizione al calore sulla crescita infantile è stato in gran parte esplorato in grandi studi trasversali, dai quali emerge che l'esposizione al calore aumenta il rischio di deperimento. Ad esempio uno studio ha riscontrato una maggiore prevalenza di bambini deperiti (peso per altezza Z score [WHZ] <-2 SD) e sottopeso (peso per età Z score [WAZ] <-2 SD) in quelli esposti a temperature superiori a 35°C, con i bambini di età inferiore ai 2 anni risultati più vulnerabili agli effetti del caldo rispetto a quelli di età compresa tra i 2 e i 5 anni, suggerendo una possibile maggiore suscettibilità allo stress da caldo nei primi anni di vita. Tuttavia, il disegno trasversale degli studi condotti rende difficile l'interpretazione di questi risultati, in quanto il rallentamento della crescita avviene nel tempo. Esiste un'ulteriore lacuna nella conoscenza dell'interazione tra integrazione nutrizionale, stress da calore e ritardo nella crescita, sia in gravidanza che nell'infanzia.
Questo studio vuole comprendere l'effetto del calore sulla crescita dal concepimento ai 2 anni di età, per valutare le implicazioni di mortalità e morbilità nel breve termine e nel corso della vita. Sono stati seguiti con dati completi 668 nati vivi (329 [49%] neonati di sesso femminile e 339 [51%] di sesso maschile) all’interno dello studio randomizzato controllato Early Nutrition and Immunity Development (ENID) a West Kiang, in Gambia, che ha valutato l'integrazione di micronutrienti nei primi 1000 giorni di vita a partire dalla 20a settimana di gestazione. E’ stata utilizzata la regressione lineare multivariabile per valutare l'effetto dello stress da calore (definito dall'Indice Universale di Clima Termico [UTCI]) sulla restrizione della crescita intrauterina basata sul punteggio Z della lunghezza per l'età gestazionale (LGAZ), sul punteggio Z del peso per l'età gestazionale (WGAZ) e sul punteggio Z della circonferenza cranica per l'età gestazionale (HCGAZ) alla nascita, valutando inoltre l'eventuale modifica dell'effetto dell'intervento di integrazione sulla relazione tra lo stress da calore e l'antropometria infantile.
Per ogni aumento di 1°C dell'esposizione massima giornaliera media all'UTCI, nel primo trimestre è stata osservata una riduzione della WGAZ mentre nel terzo trimestre si evidenziava un aumento della HCGAZ . L'integrazione proteico-energetica materna nel terzo trimestre è stata associata a una riduzione della WGAZ per ogni aumento di 1°C dell'esposizione massima giornaliera media all'UTCI, mentre non è stato riscontrato alcun effetto dello stress da calore sulla WGAZ né con l'assistenza standard (ferro e folati) né con l'integrazione di più micronutrienti. Per l'analisi postnatale, erano disponibili dati antropometrici completi a 2 anni per 645 bambini (316 [49%] femmine e 329 [51%] maschi). L'effetto dello stress termico postnatale variava in base all'età del bambino, con i neonati di 6-18 mesi più colpiti. Nei neonati di 12 mesi esposti a un UTCI medio giornaliero di 30°C (periodo precedente di 90 giorni) rispetto a un UTCI di 25°C, è stata osservata una riduzione della WHZ media e della WAZ media.
I diversi meccanismi che potrebbero spiegare il possibile legame tra l'esposizione al calore e il ritardo nella crescita, con percorsi potenzialmente distinti che agiscono a livello prenatale e postnatale, sono evidenziati nella figura 1.
Figura 1 Schema delle potenziali vie biologiche degli effetti dello stress termico sulla crescita in utero (A) e nell'infanzia (B)
Questo studio colma un'importante lacuna nella ricerca in quanto utilizza dati longitudinali per seguire la crescita di una coorte di nascita durante i primi 1000 giorni di vita, valutando gli effetti negativi dell'esposizione allo stress termico e indicando le finestre a rischio. L'esposizione materna allo stress termico nel primo trimestre era associata a una riduzione del punteggio Z del peso per l'età gestazionale alla nascita. Inoltre, i punteggi Z del peso per l'altezza e del peso per l'età si sono ridotti nei neonati fino a 2 anni con l'aumento dell'esposizione allo stress termico nei 3 mesi precedenti. Con i tassi globali di deperimento infantile che rimangono inaccettabilmente alti e il riscaldamento planetario in corso, questi risultati dovrebbero spronare ad agire per migliorare la salute dei bambini
Pier Luigi Tucci
Effetto dello stress termico nei primi 1000 giorni di vita sulla crescita fetale e infantile: un'analisi secondaria dello studio randomizzato controllato ENID
Ana Bonell, et al.
https://doi.org/10.1016/s2542-5196(24)00208-0