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Commento di Marco Giussani

Marco Giussani

Marco Giussani

“Le malattie cardiovascolari su base aterosclerotica rimangono le più importanti cause di morte nel Nord America, ma è raro che si manifestino nei bambini e negli adolescenti. Al contrario, i fattori di rischio e i comportamenti a rischio, che accelerano lo sviluppo dell’aterosclerosi, incominciano nel bambino e c’è una crescente evidenza che la riduzione del rischio allontana la progressione  delle manifestazioni cliniche.

” In queste prime righe dell’introduzione dell’articolo “Expert Panel on Integrated Guidelines for Cardiovascular Health and Risk Reduction in Children and Adolescents: Summary Report” recentemente apparso su Pediatrics e liberamente disponibile su http://pediatrics.aappublications.org/content/128/Supplement_5/S213.full.html c’è tutto il razionale dell’approccio alla prevenzione delle malattie cardiovascolari a partire dall’infanzia. Anche nel nostro Paese le malattie cardiocerebrovascolari sono la più importante causa di morte (oltre il 40% del totale), di cronicità (chi sopravvive a un evento cardiocerebrovascolare diventa un malato cronico), di spesa sanitaria (circa un quarto della spesa farmaceutica è per l’apparato cardiovascolare) e sono assodate le evidenze che l’aterosclerosi comincia precocemente nel bambino  e la sua progressione è direttamente proporzionale al numero e alla gravità di alcuni noti fattori di rischio. Se ci limitiamo a affermare la necessità di una prevenzione primordiale su tutta la popolazione, cioè di una attività che ha lo scopo di ridurre o ritardare la comparsa dei fattori di rischio tramite stili di vita e di alimentazione corretti,  la responsabilità e il ruolo del pediatra possono essere limitati. Infatti egli è solo parte di un processo che dovrebbe (e il condizionale è d’obbligo) coinvolgere le istituzioni e la società nel suo complesso per ridurre la sedentarietà, stimolare l’attività fisica e favorire una alimentazione corretta in tutti i bambini e gli adolescenti. Il pediatra darà dei consigli ma non è nel suo potere cambiare davvero la situazione. Se, invece, ci poniamo nell’ottica della prevenzione primaria, cioè dell’individuazione e del trattamento dei fattori di rischio già presenti nel singolo individuo, l’azione e la responsabilità del pediatra diventa centrale. Perché i fattori di rischio sono ben presenti e diffusi tra i nostri ragazzi, si tratta solo di cercarli. Per l’eccesso ponderale siamo ai primi posti in Europa e molti bambini, soprattutto quelli obesi, sono anche ipertesi. Da una recente indagine, non ancora pubblicata, risulta che più del 20% dei bambini più grandi ha almeno un genitore dislipidemico e dovrebbe, quindi, dosare i lipidi plasmatici perché ha una forte probabilità di avere la stessa problematica, soprattutto se in eccesso di peso. E’ segnalata in aumento nei ragazzi obesi la possibilità di avere un’intolleranza glucidica se non un diabete di tipo secondo, condizioni che non vengono di norma rilevate se non ricercate specificamente. Infine molti sono i bambini esposti al fumo passivo e molti adolescenti cominciano a fumare. Anche il fumo passivo produce danni dimostrati sul sistema cardiovascolare, oltre a quelli ovvi sull’apparato respiratorio, ed è stata di recente segnalata una aumentata prevalenza di ipertensione arteriosa tra i figli di genitori fumatori. Un altro aspetto da sottolineare è che spesso i vari fattori di rischio tendono ad aggregarsi nello stesso soggetto moltiplicando i loro effetti negativi sullo sviluppo dell’aterosclerosi. Le line guida di Pediatrics affrontano nello specifico questi temi, forniscono valori di riferimento, indicazioni per lo screening, la diagnosi, il trattamento, in una parola tutto quanto serve al pediatra pratico per attivare una efficace prevenzione primaria sui singoli bambini a rischio. Questa attività potrebbe avere una ricaduta positiva anche sui genitori o su altri membri della famiglia, stimolandoli a valutare la presenza di fattori di rischio cardiovascolare anche su sé stessi ed eventualmente ad adottare stili di vita più salutari. Nella realtà italiana la figura del Pediatra di Famiglia potrebbe avere un ruolo centrale e insostituibile nella prevenzione delle patologie cardiovascolari. Questa attività potrebbe essere qualificante per la pediatria del futuro che allungherebbe la sua ricaduta positiva sulla salute ben al di là dell’età del bambino e dell’adolescente. Attenzione però, si tratta di un impegno non sempre gratificante che, al momento, non ci viene richiesto né dalle famiglie né dalle istituzioni. Pertanto, se non siete conviti di poter fare qualcosa di veramente utile per la salute futura dei bambini che curate, vi consiglio di non leggere questo articolo!

 

Expert Panel on Integrated Guidelines for Cardiovascular Health and Risk Reduction in Children and Adolescents