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La mamma spia. Quando i genitori diventano detective.

Ci sono i padri hacker e le mamme 007. C' è chi lo dice a mezza voce, chi si difende a testa alta, chi se ne vergogna un po', ma quasi tutti se interrogati rispondono: “Lo facciamo per il loro bene “. Confessioni di genitori che spiano i figli. Un fenomeno crescente, dilagante, più che una paura un'ossessione collettiva: eserciti di adulti angosciati dalle insidie della realtà vera e virtuale spiano i propri figli con metodi sempre più sofisticati, li pedinano, li seguono, li filmano, violano computer e parole chiave, intercettano sms e cellulari, s'addentrano nei social network per cercarli, trovarli, per comprenderne segreti e linguaggi, scoprire cosa fanno, chi frequentano.

 

Accade ovunque, negli Stati Uniti il 55% dei genitori di adolescenti dichiara senza remore di "pedinare" i propri figli su Facebook, mentre in Italia aumentano di anno in anno i parenti terrorizzati dalla vita "clandestina" dei loro figli.

In quattro anni infatti è cresciuta del 30% la richiesta di detective incaricati dalle famiglie di controllare figli giovanissimi (e spesso inquieti) in tutte le loro attività quotidiane :gli investigatori si sono specializzati nel "bucare" i computer degli adolescenti, ma soprattutto nel cancellare dalla rete tracce che poi potrebbero comprometterli nel futuro.  Si diffondono manuali che insegnano agli adulti ad utilizzare i social network,  comprenderne pericoli e possibilità.

Ma qual è il limite di tutto questo? È legittimo spiare i propri figli (minorenni)? E qual è il confine tra un sano controllo e una violazione della privacy bella e buona, anche se ad esempio la "spia" è una madre amorevole che così cerca di proteggere i suoi figli  dagli orchi nascosti su Internet? O se l' hacker che "scassina" la password del Pc è un genitore preoccupato perché il figlio tredicenne ha duemila amici su Facebook e di quei duemila lui, il padre, ne conosce soltanto cinque?

Ormai però, tra padri che s'improvvisano pirati informatici e madri che s'inventano profili da sedicenni su Facebook per entrare in contatto con le loro figlie adolescenti, il tema del controllo della vita virtuale dei teenager e dei bambini, è diventato dominante. Il punto non è “spiare” ma accompagnare i bambini e i ragazzi all' accesso di Internet, renderli consapevoli dei pericoli.  Quando i figli chiudono la porta della loro stanza e accendono il Pc, i genitori italiani, assai poco competenti di tecnologie, capiscono che oltre quella soglia c'è un mondo a loro sconosciuto e con il quale non sanno come dialogare: l'unica strada è il controllo discreto, non invasivo, a distanza, perché loro sono nativi digitali, sono veloci, esperti e di certo sanno come nascondere le proprie tracce. (Maria Novella De Luca)

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