Editoriali

Paolo BecherucciAll’inizio di un nuovo anno si fa solitamente un consuntivo del precedente, si fanno i buoni propositi per l’anno che è iniziato, ma soprattutto spesso ci si chiede cosa riserverà l’anno che verrà.
Ciascuno rifletterà sul proprio percorso, qui mi viene da fare delle considerazioni più generali rispetto al mondo della Pediatria. E’ indubbio che negli ultimi anni il nostro lavoro sia cambiato profondamente; oramai sono oltre trenta anni che faccio il Pediatra di Famiglia e non riuscirei a lavorare come facevo all’inizio della professione; qualche ora di ambulatorio, tante domiciliari, molte malattie acute, le cronicità che erano appannaggio esclusivo dei centri ospedalieri, ma anche molto rispetto per il “Dottore”. Non c’erano internet e i social, quindi la scienza erano i libri ed eri tu che avevi studiato a definire le verità. Poteva sembrare un mondo facile ma in realtà ci prendevamo comunque un sacco di responsabilità, soprattutto spesso non avendo i supporti, anche strumentali (self help, attrezzature, collegamenti rapidi per avere le informazioni o contattare i Colleghi …), che oggi sono piuttosto diffusi. Ma se mandavi un bambino in ospedale lo tenevano, lo guardavano, facevano esami (a volte anche troppi) e quando lo rimandavano il problema era solitamente ben inquadrato. Però non tornerei indietro, anche se oggi bisogna essere molto più informati ed a un livello molto più approfondito, sia perché la medicina ha fatto passi da gigante, sia perché i genitori hanno un accesso più facile a tutte le informazioni. In fin dei conti ci divertiamo a fare i dottori veramente, non solamente dell’acuto banale, ma anche delle malattie serie! Il problema è avere talvolta gli strumenti per farlo: si ha un bel dire che il territorio deve farsi carico della maggior parte delle patologie, ma spesso i servizi di supporto (ne sia esempio per tutti la neuropsichiatria o la radiologia) non ci aiutano. Quindi ben venga seguire le malattie croniche, le patologie neuropsichiatriche, fare da sentinella sociale, svolgere funzioni epidemiologiche …: mi organizzerò per farlo. I Pediatri di Famiglia si sono “inventati” un mestiere non saranno capaci di evolvere !!? A patto che ci siano, ovvero che le scuole di specializzazione ne facciano abbastanza e con competenze giuste per fare il nostro mestiere.
In questo momento si ha l’impressione che il sistema sia in mezzo al guado: si parla si parla della rivoluzione delle cure, soprattutto territoriali, ma atti concreti se ne vedono pochi. Vi segnalo un corposo documento sul riordino delle cure pediatrico-adolescenziali che sarà all’esame della Conferenza Stato-Regioni. Lo troverete nella sezione documenti corredato all’inizio da una breve sintesi e da alcuni suggerimenti di lettura. Resteranno parole? Si riorganizzeranno veramente gli ospedali? Si potenzierà la Neuropsichiatria Infantile? Pensate che si stima un fabbisogno di circa 1500 NPI sul territorio nazionale, mentre ve ne sono in servizio nel SSN solamente 900. Nel documento si parla anche della necessità di una formazione condivisa sia fra i pediatri che operano nei diversi setting che fra le varie tipologie di operatori sanitari. In questo dovremo cercare di essere protagonisti: non vorrei vedere più nei convegni, anche specialistici, la relazione del Pediatra di Famiglia di turno relegata in fondo al programma (“il ruolo del PdF …”) quando tutto è già stato detto. Vorrei fossimo protagonisti nell’esprimere i bisogni per fare meglio il nostro lavoro e propositivi nel richiede alle altre professioni le competenze che ci servano.
Perché vorrei non mi togliessero il piacere di fare il mio mestiere!!